Se vogliamo comprendere qualcosa su quello che sta succedendo nel nostro paese, è inutile sfogliare i giornali, tutti al servizio di qualche generoso capitalista desideroso soltanto di educare il popolo e non, come vanno dicendo i malintenzionati, per far fruttare il suo capitale trafficando in influenze col potere politico che gestisce il pubblico denaro; o, peggio ancora, stravaccarsi dinanzi a uno schermo televisivo che mitraglia parole e immagini in tutte le direzioni e chiama questo imbonimento diurno e notturno servizio di informazione. Meglio darsi all’astronomia, disciplina antica ma che continua a godere del rispetto generale e che certo nessuno confonderebbe con l’astrologia la quale conserva l’abitudine di promettere più di quanto sa di poter mantenere, oggi apprezzata soltanto dalle signore annoiate.
Stando dunque agli studiosi della scienza astrale, una stella, dopo aver esaurito la scorta di idrogeno iniziale, specie di combustibile ideologico dal quale avrebbero inizio tutte le cose, collassa verso il centro per effetto della stessa forza gravitazionale della sua materia, incidente che, addensando le ultime riserve di ideali roventi in uno spazio ristretto, ne esalta il potenziale esplosivo. Il risultato sarà un’espansione della primitiva sfera centinaia di volte il volume normale, nel mentre il colore passa dal giallo, quello che più si confà a una stella nell’esercizio delle sue funzione di luminare del popolo, a un bel rosso vivo che, con le nuove gigantesche dimensioni, le fa meritare il nome di gigante rossa.
Tuttavia, sebbene l’esito faccia distinguere, per la gioia degli astronomi politici, la nostra amica dalle altre stelle, a causa della rarefazione estrema alla quale è giunto lo scoppiettante materiale ideologico degli inizi, essa non irradia più quella luce, combinata a un adeguato flusso di calore, che per l’addietro servivano a illuminare e scaldare i cervelli più pronti ad agitarsi e annunciare buone novelle; decadenza che ha finito per farla confondere con le altre stelle tutte disposte ad indirizzare le anime che svolazzano sui sentieri del mondo in cerca di giorni migliori. La responsabilità di tutto questo non va attribuita al fato o alla storia, venuta meno al suo dovere, che è quello di confermare le previsione di noti astronomi sociali dell’Ottocento, ma alla nota illusione ottica secondo la quale le cose, che da lontano sembrano possedere tutte le attrattive immaginabili, viste da vicino rivelano soltanto i difetti dovuti all’imperizia dei loro creatori. Perciò la nostra gigante rossa, col cervello appesantito dai materiali incombusti di tante battaglie e da quell’entusiasmo artificiale che un giorno non molto lontano faceva risuonare in tutte le nostre piazze slogan incendiari allo scopo di far sorgere il sol dell’avvenire a furia di passeggiate all’aria aperta, deve fare i conti con la cenere degli incendi che nel frattempo si è venuta a depositare sui pensieri dei suoi seguaci. Si cerca ancora di far sprizzare le ultime scintille da frasi che, ripetute ad ogni occasione, ormai si fanno notare per il loro effetto soporifero, preferendo perciò per farle arrivare alle orecchie della gente ai libri indigesti i megafoni che capitalisti di animo progressista e noti per il loro spirito caritatevole mettono a disposizione degli amici del popolo. Talché la stessa crescita del volume e l’amicizia disinteressata dei capitalisti ha consentito alla gigante rossa di penetrare in tutti gli interstizi della società, e quindi occupare le lucrose poltrone dei servizi pubblici, dei ministeri, delle società finanziarie ed editoriali, delle banche e dei sindacati, tutte ormai che brillano della nuova luce vespertina. La stessa consistenza impalpabile e nebulosa raggiunta della sua materia le consente poi di assumere le forme suggerite dalle occasioni del momento, e così l’oggi non sarà mai ritenuto responsabile di quello che è stato fatto ieri.
Tanto affaccendarsi attorno alle banche e alla finanza basta a far dire ai campioni del progresso che la fatidica “forza propulsiva” non è ancora venuta meno e d’altra parte, quando si guarda il mondo standosene seduti su una comoda poltrona ministeriale o finanziaria l’ultima cosa di cui preoccuparsi e quella che riguarda il proprio futuro, soprattutto quando le stelle predicono giorni funesti soltanto per i popoli, notoriamente formato da peccatori contro la storia e per di più all’oscuro su quello che succede nelle sfere celesti.
Ma l’evoluzione di questa nuova specie di stella, nell’Europa civile ben visibile soltanto dal nostro paese, non finisce qui.
A un certo punto la gigante rossa, dimenticati gli slogan battaglieri di una volta, collassa su se stessa e si trasforma in nana bianca che, nonostante la sua piccolezza, continua ad irradiare la slavata sua luce a uso del popolo dai lucrosi posti che le mette a disposizione l’altruistica finanza. E se si aspetta ancora un po’di anni, si potrebbe vedere anche la nana bianca spegnersi e diventare stella di neutroni, una massa senza più luce e calore in eterna rotazione su se stessa tenuta in vita dai vitalizi conquistati nei giorni migliori e da qualche straordinario guadagno extra ottenuto trafficando nel sottobosco della politica.
Archivi tag: finanza e sottobosco politico
LA FAVOLA DEI PESCECANI E DEI PESCI ROSSI
Grande subbuglio nel reef. Da un po’ di tempo a questa parte, i tonni e i merluzzi, che erano il pasto preferito dei pescecani, non si fanno più vedere in giro. Rincantucciati in qualche fessure inespugnabile delle rocce, si guardano bene dall’uscirne per fare da pietanza ai pescecani, che ovviamente non possono essere contenti della piega che vanno prendendo le cose. Urge perciò convocare il Gran Consiglio dei pescecani per discutere la grave questione ed eventualmente trovarvi il rimedio. Presiede la riunione, anche in virtù della sua mole e delle sue abitudini alimentari, lo Squalo Balena che subito apre i lavori.
Il primo a prendere la parola è il più noto killer degli oceani, lo Squalo Tigre che secondo le cronache tenne all’affollata assemblea pressappoco questo discorso: “ Esimi colleghi, come ben sapete, siete stati convocati per discutere a fondo la grave questione all’ordine del giorno: la sparizione dal reef dei tonni e dei merluzzi che ci rifornivano di pranzo e cena. Non conosciamo nei dettagli la causa di una simile mancanza di collaborazione da parte di questi signori, ma si può supporre che sia in atto qualche congiura ai nostri danni per privarci del nostro sacrosanto diritto di pasteggiare con carne fresca tutte le volte che ne sentiamo il desiderio. La mia proposta perciò è di mandare in giro squadre di Pesci Martello, armati di bastone e manette, con l’incarico di scovare dai loro nascondigli tutti i tonni e i merluzzi che riescono a trovare e farli finire seduta stante sui nostri piatti”. Gli scrosci di applausi che accompagnarono la fine di questo discorso volevano significare che la proposta aveva toccato il cuore di tutta l’assemblea. Ma non quello dello Squalo Bianco, che infatti chiese la parola che gli fu subito concessa dal gentile presidente.
“Ho ascoltato con attenzione e rispetto la proposta del collega che ha appena parlato, ma mi dispiace di dover dissentire. Mandare in giro squadre di picchiatori non sarebbe una politica abile e si potrebbe ritorcere a nostro danno. Infatti, una tale esibizione di forza e appetito non farebbe altro che allarmare tutti i pesci del reef, che temerebbero di finire nei nostri piatti anche se è proprio questa la nostra intenzione perché nei pesci piccoli c’è poca sostanza e in quelli armati di guscio non c’è nessuna voglia di collaborare e appena vedono avvicinare uno della nostra specie tirano giù la saracinesca e buona notte al secchio. A mio parere, modesto finché si vuole, una proposta migliore in tale senso, e che per di più non agiterebbe troppo le acque, sarebbe di non andare in giro mettendo in bella mostra tutti i denti di cui madre natura ci ha provvisti, che non è una vista rassicurante per nessuno. Propongo perciò di dipingervi sopra fiori con i colori più vivaci, cosa che non ne limita la capacità di presa e triturazione ma, senza provocare lo spavento generale, farebbero accorrere verso di noi tonni e merluzzi che ora se ne stanno alla larga poco rassicurati dal gentile spettacolo offerto dalla nostra bocca spalancata” .
Anche questa proposta floreale fu accolta con scrosci di applausi non di prammatica.
Dopo varie altre proposte dello stesso tenore, che tuttavia non smossero l’assemblea dal punto morto in cui era caduta, si levò in piedi il rappresentante dei Pesci Rossi che assisteva al dibattito in veste di osservatore e collaboratore esterno. Questi infatti non pescano le loro prede nel reef e nemmeno nei tempestosi fondali oceanici, ma se ne stanno tranquilli sulla terra ferma, vicino alle pubbliche dispense dove sono custoditi i pesci in salamoia che formano il loro pasto abituale, senza contare quelli che dostribuiscono generosamnteai loro amici pescecani, soprattutto quando nessuno sta a guardare. Come amico e dispensiere dei pescecani aveva quindi le carte in regola per intervenire. Perciò chiese a sua volta la parola che gli fu subito accordata.
“Signor presidente e spettabili rappresentanti di tutte le razze di pescecani, le proposte che ho appena ascoltato, soprattutto quella di carattereeergico di affidare ai pesci martello il compito di stanare tonni dai nascondigli in cui si sono nascosti, muscolare , mi trovano concorde e forse un giorno, quando non avremo nulla da temere dalla cattiva che un simile comporta,mento co procurererbbe arriveremo ad attuarle, ma reputo, che oggi come oggi, i tempi non siano ancora maturi per imporre con la forza il nostro volere a tutto il reef , ed eventualmente con la somministrazione di massicce dosi di olio di ricino per rendere più convincenti i bastoni e perciò vanno accantonate. Lo stratagemma di camuffare i denti con le immagini di fiori, merita pure il nostro apprezzamento, perché non ci procura molte simpatie andando in giro a bocca spalancata come a dire “vieni qua che ti voglio divorare” e quindi possiamo adottarla se l’occasione lo richiede. Ma la politica migliore, a nostro giudizio, voglio dire a giudizi della congrega dei pesci rossi, quella che possiamo chiamare di svolta, deve prendere tutt’altra direzione. Per non alienarci troppe simpatie e tranquillizzare gli abitanti del reef, siano sardine con poca carne addosso e trascurate da voi, che i grassi tonni, a giudizio di chi vi sta parlando la via migliore sarebbe quella di convincere l’opinione pubblica, con ben orchestrate campagne di propaganda, che i veri benefattori del reef siete voi mentre tonni e merluzzi, che si rifiutano di farsi mangiare, sono soltanto dei reazionari nemici del progresso. Soprattutto le sardine, che sono il cibo preferito di questi ultimi e accorrono in banchi folti per raccogliere le briciole dei vostri pasti, dovrebbero sentirsi rincuorati e persino fare il tifo per voi. Con le masse delle sardine dalla nostra parte, non dovrebbe essere difficile orientare tutto l’opinione pubblica facendo credere che se il vostro cibo preferito sono tonni e merluzzi non siamo mossi dall’appetito ma dalla solidarietà con la massa delle sardine che non fanno parte della vostra dieta in quanto poco consistenti. E se pagate bene i giornalisti, vedrete i miracoli che si possono fare ripetendo questa storiella“.
L’ultimo discorso fu approvato con molti applausi e qualche fischio. Questi ultimi provenienti dal settore occupato dai piccoli squali che, non avendo accesso diretto ai tonni e alla dispensa comune, non erano nelle condizioni di poter disdegnare le sardine .