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LE RAGIONI DI UN FORUM DEGLI ITALIANI

Le potenze finanziarie e partitiche che controllano l’informazione usano fare un gran rumore attorno a quelle notizie che tornano loro comodo farci conoscere, talché ben pochi di quegli altri fatti che le vede come protagoniste riescono a filtrare il velo di silenzio che le nasconde alla vista del normale cittadino che ne è nel contempo anche vittima. Non discutiamo qui delle tecniche più in voga messe in atto per dare ad ogni notizia la colorazione desiderata, la capacità di  colpire il lettore nell’organo prescelto, quale la paura di perdere il suo o la speranza di acquistare dell’altro.  Serviti  da stuoli di fabbricanti di frasi a pagamento, nella loro costruzione di reti per catturare gli speranzosi pesci  desiderosi soltanto di veder confermate le ragioni dei loro amori o delle loro avversioni, trasformano notizie, che in un mondo normale sarebbero puri fatti di cronaca, in eventi cataclismatici o salvifici, e, da parte opposta, assottigliano le loro imprese che seminano lutti e rovine sino al punto da renderle trasparenti sino all’invisibilità. Il lettore frettoloso  che tutte le mattine vuole sapere se il mondo nel quale  la sera precedente è andato a letto si trova ancora al solito posto, quindi incapace di accorgersi della manovra ordita alle sue spalle, sarà persino grato al suo giornale perché gli racconta con dovizie di particolari l’ultimo episodio scandaloso che ha avuto come protagonista qualche nemico del padrone che paga le spese della carta e dei giornalisti che vi scrivono sopra. Se poi  la manovra mimetica non sortisce gli effetti voluti, c’è sempre quella diversiva, che consiste nel fare dell’ultima impresa amorosa dell’attricetta famosa per esibire i suoi glutei rosei ad ogni occasione un avvenimento del quale è obbligatorio esser informati. Mentre di fronte a tutto questo dichiariamo di non voler gridare allo scandalo ma che, al contrario, lo consideriamo conforme all’ordinario corso delle cose, nel senso di così va il mondo, dichiariamo pure la nostra diffidenza, che confina con l’indipendenza, nei confronti dei  creatori della pubblica  opinione, o, almeno, di quella più alla mano della quale si può parlare al bar o in tram con la speranza di venir compresi .

Esiste infatti un’altra via   per immettersi nelle correnti dove circola lo spirito del mondo, più scorrevole rispetto alla carta stampata. La via di grande traffico delle informazioni, quindi delle verità destinate a durare alcuni secondi, è in funzione in tutte le ore del giorno e della notte, alimentata da quanti vogliono venderci quacosa, dalle notizie del giorno alle verità del secolo, preoccupati di salvare  l’anima di gradi e piccoli. La nuova via non ha le rugosità della carta stampata, con le sue parole pronte a ingoiare il lettore nei secondi sensi ma, scorrevole come la chiacchiera degli imbonitori, fa muovere il lettore in circolo da un’idea fatta all’altra, sistema sublime  per fargli credere che il mondo per lui non ha più segreti, evitando il ricorso alle iniziative personali che non si sa mai come finiscono, quando è più riposante giudicare usando la testa degli altri.

Questo problema del giudicare è molto importante, e noi siamo tra quelli che non lo  prendono  sottogamba, ma, al contrario, lo reputiamo decisivo per quanti non solo vogliono vedere con i propri occhi ma coltivano pure l’ardire di  giudicare con la propria testa, pretesa sempre inquietante per quanti invece coltivano l’arte di dispensare consigli non richiesti.

La comunicazione, che abbiamo visto come fattore alla base del legame sociale, è motivata  dall’interesse comune a scambiare opinioni e informazioni in vista di una chiarificazione reciproca o di una migliorata conoscenza delle  cose. Da qui l’apprezzamento per lo scambio, la richiesta di chiarimenti, l’obiezione,  invece che per  l’l’imbecca, le informazioni che viaggiano in un solo senso, i giudizi preconfezionati nelle catene di montaggio dell’opinione pubblica ai quali non è possibile aggiungere o togliere niente.

Giudicare infatti non può risolversi in una faccenda privata, perché usa il mezzo sociale per eccellenza del linguaggio. D’altra parte, non si può dire che per esprimere un proprio pensiero occorra aspettare di sapere che cosa ne pensa il mondo, o coloro che si dicono suoi padroni. Nel giudicare, il soggetto ha davanti un’esperienza che è  sua e di nessun altro e il suo giudizio raggiungerà l’oggetto al quale è diretto se trova il punto di convergenza tra il non detto delle sue percezioni, e persino l’indicibile, e il troppo detto del quale si alimenta l’opinione pubblica, un’impresa che rende onore alla filosofia come all’arte che se ne occupano. Il giudizio si rivolge al mondo e a noi stessi e si attende di venir giudicato a sua volta dal mondo e dalle persone.  Per questa sua ambivalenza, possiamo dire che si trova nel punto in cui  individuo e società s’incontrano, si riconoscono  e si determinano nelle reciproche caratteristiche. La conclusione da trarre da tutto questo  è che  l’opinione pubblica non costituisce qualcosa di astratto, che riguarda soltanto alcuni poteri che si caricano del fardello di informare e istruire gli ignoranti, ma si forma insieme con quella personale, così come questa cresce con la prima della quale rappresenta il momento molecolare.

Nella comunicazione, sequenza di scambi e di mediazioni, il soggetto giunge a conoscere meglio tanto se stesso che la società e il mondo. Una migliorata conoscenza delle condizioni del mondo e la chiarificazione degli intenti, propri e degli altri, sono fatti per  condizionarsi  a vicenda e si realizzano con l’istituzione di relazioni di natura sociale, comprese quelle relazioni finalizzate allo scambio di valori economici o, per essere più precisi, quegli impegni e patti sui quali si sostiene la vita materiale di tutti, si realizzano organizzazioni finalizzate a qualche scopo comune e si giunge a quelle determinazioni all’origine dei fatti a produrre i quali sono istituite.

 

Bibliografia

G.Mounin: Guida alla linguistica, Feltrinelli, 1982

G.Mounin: Guida alla semantica, Feltrinelli, 1983

G.Calogero:Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo, 2012.

 

 

AVVISO RADIO

“Si segnala la presenza di pescecani al largo delle spiagge italiane” (Avviso radio)

E’ Agosto. Per scapoli e ammogliati, lavoratori della mano e lavoratori della penna, è tempo di lasciare i campi e le officine e andare verso il mare, dove, se risuonano voci di sirene, sono quelle delle poco vestite fanciulle troppo alle prese col gioco della palla o del tamburello per accorgersi dei pericoli in agguato al largo. Sotto l’ombrellone, al sole che gli rosola i glutei o allo spettacolo vario che gli scalda il cuore, il capofamiglia italico, deposta la borghese o proletaria preoccupazione per l’integrità di serrature e persiane, minacciate dal nullafacente dell’est o del sud,  godono al pensiero che questo mondo sarebbe un bel mondo  se l’agosto durasse tutto l’anno, come invece non accade. Inoltre, il clima agostano non attenua le preoccupazioni per il pericolo delle tempeste finanziarie in agguato, e l’animo del vacanziere, turbato  dalla tempesta  appena passata che ha rovesciato il suo carico di truffe bancarie, fallimenti e disoccupati sul paese, non viene certo sollevato dall’idea di quella in arrivo, con ogni probabilità altrettanto ricca degli stessi doni. E la preoccupazione per la sorte delle sostanze non trova certo conforto alla notizia  dei rovesci che colpiscono altre contrade,  sulle quali la tempesta imperversa da più anni;  ma la combinazione di sentimenti per aver scampato un pericolo può soltanto far meditare sulla instabilità delle  sorti umane non  tranquillizzare gli animi.

Intanto, quelli che la sanno lunga sui segreti della meteorologia finanziaria e hanno molti amici seduti sugli alti  scranni da cui si legifera, se la godono. Con i piedi all’asciutto e le tasche piene, ringraziano il proprio Dio, se per caso ne hanno uno, per aver ricevuto un cervello tanto fino da  riuscire a leggere nei segni equivoci del cielo le tempeste in arrivo, e, anzi, nell’aver contribuito ad avverarle, che poi significa avere particolare confidenza col Signore di tutte le cose del quale continua l’opera.

Noi non deprechiamo né approviamo, convinti come siamo che infinite sono le vie del Signore che l’uomo peccatore né conosce né può indovinare. Ci limitiamo a ricordare che dove regna la spensieratezza dei puri di cuore, o dei cervelli ottusi, abbondano pure le elucubrazioni dei cervelli acuti, quelli che non si limitano a registrare i fatti così come il destino li ammannisce al giusto o all’ingiusto, il che equivarrebbe riconoscere loro dignità oggettiva, ma fanno vedere il mondo come vogliono loro, o, per meglio dire, torna a loro più conveniente. Avendo la borsa piena mentre il risparmiatore che si era affidato alla loro saggezza, oltre che al loro buon cuore,  ce l’ha vuota,  gode pure  del consiglio e dell’opera di molti amici, a loro volta assai acuti. Intanto, non si creda che si possa montare una manovra di borsa al rialzo o al ribasso senza spendere nessuna goccia di sudore  e quindi sono giustificati quanti, avendo a cuore soltanto la giustizia sociale, vanno ripetendo che sarebbe una vera ingiustizia privare  il finanziere internazionale, acquattato nei fondali degli oceani o che si lascia trasportare dai flussi di denaro da una latitudine all’altra,  dei frutti delle sue fatiche. Al contrario, egli deve venir visto come la figura del vero benefattore dei nuovi internazionali tempi, mentre i risparmiatori, senza più risparmi e senza avvocati che li difendano, diventano  gli speculatori che pagano il prezzo della loro avidità di denaro altrui. Almeno, questo è quanto vanno ripetendo i rappresentanti ufficiali dei diritti dei lavoratori,   i quali, da veri difensori della giusta  causa,  non fanno mancare la loro solidarietà militante ai signori della borsa quando qualche giudice dimostra il coraggio di importunarli nei paradisi tropicali dove hanno trovato rifugio col loro denaro.

Negli articoli pubblicati in questo sito cercheremo di provare  la tesi rivoluzionaria, che le masse, nonostante il loro numero che esime dalla fatica di trovare spiegazioni originali, non hanno amici ma soltanto le attenzioni di astuti venditori di fumo abili nel prestare a chi ne è senza le frasi buone per illudersi di aver compreso fatti difficili da capire, tesi la quale però non può avanzare nessuna pretesa di originalità perché, da quando il mondo è mondo, non si è mai visto un potente danaroso restare senza amici, compari o frasi e se a qualcuno è capitata una simile disgrazia, vuol dire che, per un capriccio della sorte,  anche lui è rimasto senza denaro e perciò anche senza amici e senza frasi .

OSSERVATORIO SULLA PARTITOCRAZIA

1:AVVERTENZA AL LETTORE
Sovrapporre ai sorrisi delle grandi occasioni sfoggiati dagli uomini di partito nei manifesti elettorali, che a scadenze regolari fanno bella mostra di sé sui muri delle nostre città, non le loro parole ma la pratica che vi dovrebbe corrispondere, non significa certo alimentare il sospetto come di chi non voglia lasciarsi accalappiare da un incantesimo alla portata persino dei commessi di negozio. Si tratta invece di un atteggiamento salutare, perché se le parole sono qualcosa di più dell’aria mossa nel pronunciarle, lo si deve al fatto che ne richiamano molte altre, necessarie del resto per garantire dell’animo veritiero delle prime. Se poi invece dello sfoggio di una dentatura ben curata vengono offerti volti pensosi del pubblico bene, il nostro atteggiamento a ricercare le pulci non cambia, come non cambia quando ci capita di ascoltare gli illusionisti dalla parola scorrevole mentre seminano in mezzo al vasto pubblico le illusioni che fanno andare a letto con qualche speranza in più. Perdere l’antica fede nelle magiche virtù delle parole, convincersi del tramonto definitivo del sol dell’avvenire, può alla fine non risultare un male perché significa guardare alle cose di questo mondo senza le confortevoli illusioni di una volta e quindi andare a letto soltanto per riposare e non per lasciarsi cullare dall’idea del dolce che ci aspetterebbe al risveglio.

2: COME TI ERUDISCO IL PUPO
Vogliamo partire col nostro notiziario sulla partitocrazia(termine coniato dal giurista Giuseppe Maranini nel 1949)da alcuni dati grezzi, ma non per questo meno significativi. A guardar bene, nella loro semplicità essi lasciano trasparire, come attraverso un prisma ottico, tutta la potenza devastante di una distorsione della vita economica, sociale e politica del nostro paese per lungo tempo scambiata per condizione di normalità.
Secondo l’Ocse, l’Italia occupa il penultimo posto, tra i paesi che fanno parte di questa organizzazione, per la quota di PIL dedicata alla scuola,il 4,5 % contro il 6 % medio degli altri paesi(dati 2009). In compenso,per la statistica riportata nella tabella sottostante, il numero degli eletti alle cariche pubbliche, regolarmente stipendiati,con i soliti familiari e amici a carico, si aggira intorno a 144.000,circa la somma di tutti gli eletti in tre paese Spagna, Francia e Germania messi insieme. Senza contare l’esercito,anche più numeroso e combattivo di quello dei politici,dei consulenti e degli amministratori pubblici di nomina politica, spesso uomini di partito trombati in qualche turno elettorale, pure loro con famiglia a seguito con giuste esigenze famigliari a soddisfare.

3:INFORMAZIONI PER FARSI UN’IDEA PIÙ PRECISA DELLA PARTITOCRAZIA
Il 2° Rapporto UIL sui costi della politica del luglio 2012, offre un quadro abbastanza completo e attendibile dei costi diretti e indiretti della partitocrazia, ossia, della quota di ricchezza nazionale di cui i partiti, in un modo o nell’altro, si appropriano e che potrebbe venir impiegata per scopi sociali o produttivi.
Secondo l’ultima inchiesta di questa organizzazione sindacale, oltre 1,1 milioni di persone in Italia vivono direttamente o indirettamente di politica, con una spesa annuale di 23,1 miliardi di euro. Come visto sopra, di queste, 144.000 occupano il loro posto per mandato elettorale, come ministro, parlamentare, consigliere o assessore nelle giunte regionali, provinciali e comunali. Ad essi vanno aggiunti 24. 000 consiglieri di amministrazione delle 6978 società partecipate, con un costo complessivo di 2,6 miliardi di euro l’anno, nonché un esercito di consulenti, perché si deve supporre che consiglieri e politici siano dei perfetti ignoranti nelle questioni amministrative, che comportano una spesa di circa 3 miliardi di euro
La UIL ipotizza che riportando i costi della politica al suo livello fisiologico, si possa realizzare un risparmio di circa 10,4 miliardi di euro l’anno.
Un quadro più completo della pletora di faccendieri che gravitano attorno alla politica, si dovrebbe dire attorno al bilancio pubblico, è riportato nella tabella sottostante.

NUMERO DI PERSONE IN POLITICA(elaborazione UIL)

ENTI NUMERO

Parlamento e governo 1067
Province 3857
Comuni 137.936
CDA aziende pubbliche 24.432
Collegi revisori, collegi sindacali PA e aziende pubbliche 44.165
Personale di supporto politico 38.120
Apparato politico 390.620
Incarichi e consulenze PA e aziende pubbliche 487.949      

4:REVISIONO DUNQUE SONO
Poiché il rappresentante di partito è ricco di parole sonanti con le quali il vasto pubblico viene nutrito e illuso, vogliamo ricordare alcuni fatti che meglio di un lungo discorso possono darci l’idea delle sue capacità di badare ai fatti, soprattutto quando si tratta di avviare un progetto per i cammini tortuosi delle revisioni di spesa(in alto) a vantaggio degli amici e proprio, dote necessaria nella lotta per la sopravvivenza.
Il costo per chilometro dell’Autostrada del Sole(iniziata nel 1963) viene stimato in circa 4 milioni di euro in valuta d’oggi. Per costruire i 23 chilometri della Conegliano-Pordenone, iniziata nel 1986 e non ancora ultimata, sono stati spesi 22 milioni di euro per chilometro (G.A.Stella, S.Rizzo: La deriva, 2008,p.21). Aggiungiamo che la Metropolitana di Milano è costata 130 miliardo per chilometro,a fronte di un costo di 45 per quella di Francoforte. Come mai? si chiederà lo smarrito cittadino. Al lettore la non ardua risposta.

5: CARNE DA MACELLO
”Bisogna in specie sfatare il luogo comune tutto italiano,secondo il quale ci sarebbe un rapporto causale tra partiti forti e corruzione politica. La corruzione si diffuse invece quando i partiti smarrirono la funzione essenziale di concorrere con metodo democratico alla vita politica nazionale,…,e divennero partitocrazia,cioè occupazione del potere. Partiti forti nell’occupare il potere ma deboli nella loro intima funzione sociale,nella partecipazione popolare,nel consenso profondo” (C.Salvi, M.Villone, I costi della democrazia, 2005, p.19). I partiti deboli diventano preda dei propri boiardi che controllano pacchetti di voti, senza trascurare i poteri economici in grado di trasformare questa debolezza in opportunità da far fruttare a proprio vantaggio. I partiti senza politica, seguendo la loro logica intrinseca, hanno cercato il potere senza badare ai mezzi. Così la partecipazione popolare è stata sostituita dalla ricerca del consenso elettorale senza lesinare in promesse che si sapeva di non poter mantenere. I partiti senza cultura politica e senza intima adesione popolare hanno fatto ricorso a tecniche di persuasione mutuate dalla pubblicità commerciale, soprattutto a quelle televisive oppure, in modo più riservato, a ricerca del consenso in cambio di favori. Sono nati i partiti personali, le organizzazioni volte a procacciarsi pacchetti di voti con ogni mezzo e da vendere poi al miglior offerente. Questa ci sembra la spiegazione della pletora di liste che ad ogni tornata elettorale troviamo sulle schede, sempre più larghe rispetto alla tornata precedente. Dalla partitocrazia classica degli anni antecedenti l’89, con i suoi partiti compattati dalle ideologie, con i suoi comizi affollati, con le sue parole d’ordine pronte a far scattare il riflesso condizionato dell’applauso e del fischio, si è passati ai partiti cosche che difendono soltanto gli interessi privati del proprio personale dirigente e dei rispettivi portaborse.

6:MORTE NOSTRA VITA LORO
A riprova della sollecitudine e sistematicità con le quali molti politici,dimenticate le fatiche e le promesse della campagna elettorale,sanno provvedere alle proprie fortune, basta citare alcuni altri dati, riferibili questa volta alle istituzioni regionali. Il reddito medio pro capite nelle regioni più ricche d’Italia (Trentino Alto Adige, Lombardia,ecc.) è circa il doppio rispetto a quello delle regioni più povere (Calabria, Sicilia)(32.000 euro nelle prime contro 16.000 delle seconde). Di contro, forse a ricompensa delle fatiche spese per amministrare territori in condizioni così disastrate,i consiglieri regionali siciliani hanno ritenuto di aver diritto a un’indennità mensile di 12.434,più una diaria di 4.033 euro, che naturalmente si sono subito assegnati,ben superiori agli emolumenti dei consiglieri lombardi (8.082 e 2.602 euro rispettivamente) (C.Salvi e M.Villone,cit., p.40). Nello stesso tempo,il presidente della regione siciliana ritiene di aver bisogno dei servigi di 23 addetti stampa i quali,a differenza dei 20.000 forestali che si prendono cura di foreste che non ci sono, ma tengono famiglia e vanno regolarmente pagati,si affaticano a ritagliare gli articoli di giornali,a riunirli in raccoglitori e a trasportare questi ultimi da una stanza all’altra. Si potrebbe continuare rivelando come gli eletti nei consigli provinciali, comunali e circoscrizionali, i consulenti vari,abbiano saputo provvedere ai propri affari,senza dimenticare quelli di amici, parenti e i galoppini elettorali,adeguatamente ricompensati. Il loro esemplare attaccamento alla famiglia e agli amici, dei quali provvedono ad incrementare i cespiti,è dimostrato anche dall’interesse col quale tengono d’occhio le svendite degli appartamenti di lusso da parte degli enti pubblici. Senza dimenticare i tempi grami e la vecchiaia che, si sa, è un tempo gramo da sé.
Confessiamo di provare una certa invidia nei confronti di chi ha saputo provveder così bene a se stesso e senza dover affrontare gli incerti di una libera professione, dell’industria o del commercio, ma predicando a destra e a manca di pensare soltanto al “bene della gente”, ossia, proprio quello che la gente vuole sentirsi dire.

7:PAROLE IN LIBERTA’
Come non risparmia parole, il demagogo è esperto nell’arte di farle stare in piedi appoggiandole non alle cose, come usano le persone desiderose di farsi capire, ma ad altre parole,che è poi arte sopraffina,da paese di lunga civiltà. Predicando la difesa della libertà o della democrazia sostanziale,le cui chiavi si troverebbero nelle imprescrittibili leggi della storia,rivelate soltanto o lui, ha concorso a che si eclissasse il senso della democrazia formale,a tutto vantaggio delle sostanze dei padroni della stampa dai quali i lettori sono istruiti sul bene e sul male,sia quello generale che quello loro particolare. Un affare che non sente nemmeno il bisogno di nascondersi ma,nero su bianco,viene servito tutte le mattine,insieme alla colazione. Se poi è il caso di mettersi ad accusare il destino cinico e baro che ha popolato il nostro paese di demagoghi e padroni della stampa ed è così scarso di statisti,è questione che lasciamo ai lettori

8: RIEN NE VA PLUS
La partitocrazia rifulge nelle lottizzazioni,come quella in atto nella sanità dove frequentemente i primari ospedalieri sono scelti in base alla loro appartenenza a qualche partito, corrente o sottocorrente e non per una specifica competenza a quel ruolo (C. Salvi, M. Villone, op.cit., p. 65) ma non trascura nemmeno i profitti procurati dalle società che gestiscono i giochi d’azzardo,amministrati da uomini di fiducia dei partiti, personaggi spesso dal passato non sempre cristallino e anzi in rapporti stretti con la malavita organizzata, la cui indubbia competenza nel campo del gioco d’azzardo non è lecito mettere in dubbio. Così,accanto ai bisturi di partito si vanno profilando anche i partiti biscazzieri.

9:COME TI AFFONDO LA FLOTTA.
Un caso illuminante di amministrazione partitocratrica è quello della società Tirrenia,la più disastrata azienda di navigazione che abbia mai solcato i mari del mondo,capace di ingoiare,tra il 2002 e il 2007,oltre un miliardo di euro di finanziamenti pubblici per ripianare i disavanzi di gestione. Al lettore curioso di sapere come si sia arrivato a questi risultati,consigliamo la lettura del libro di Stella e Rizzo(G.A.Stella e S.Rizzo,La deriva, p.67). La Federlinea,è un apposito organismo che “rappresenta le società del gruppo Tirrenia nelle trattative sindacali e nella stipulazione degli accordi collettivi di lavoro, occupa in tutto 6 dipendenti,ma ha un consiglio direttivo di 8 persone,un comitato esecutivo di 4,un collegio sindacale di 5,un direttore generale e un condirettore” con stipendi all’altezza di tali altisonanti incarichi (ibidem,p.70). Il caso Alitalia meriterebbe un trattamento a parte,benché segua fedelmente il modello consolidato del denaro pubblico gestito privatamente e solidalmente da patiti di governo e quelli all’opposizione, solidali come non mai quando si tratta di sistemare adeguatamente, a spese del denaro del contribuente, i propri rappresentanti che non sono riusciti a sistemare per via di incarichi politici.

10: IL MODERNO CHE AVANZA
Per farsi un’idea di come nei nostri parlamentari le preoccupazioni per il proprio reddito siano cresciute nel tempo, può tornare utile confrontare la situazione dei primi anni di vita repubblicana con quelli dei parlamentari di oggi.
Nel primo parlamento nazionale, quello cui sedevano Einaudi, De Gasperi, La Malfa, gli emolumenti comprendevano un’indennità mensile di 65 mila lire, più una diaria di cinquemila lire per ogni giorno di seduta come rimborso spese, in tutto circa 150 mila lire al mese, equivalenti a circa cinque volte il salario medio di un operaio o impiegato. Oggi, il parlamentare gode di indennità mensile di 12.000 euro, più una diaria pure mensile di 4000 euro, che insieme corrispondono a circa 12 stipendi medi(C. Salvi, M. Villone, cit.,pp. 35-6). Senza contare rimborsi spese e agevolazioni varie e senza che la qualità media sia migliorata o la produttività aumentata.

11:La casta di G.A.Stella e S.Rizzo,il libro di Salvi e Villone su I costi della democrazia,spiegano La Deriva,pure di Stella e Rizzo proprio come quest’ultimo spiega i primi due. La ricerca dei privilegi da parte del personale partitico non si risolve soltanto in un consumo di risorse prodotte col lavoro di tutti ma, il che è ancora peggio,distorce l’azione politica e l’allontana dai suoi specifici compiti,tra i quali possiamo mettere quello di tenere le città pulite dai rifiuti e le strade senza tante buche,nonché assicurare gli ausili ottimali a malati, infanti,puerpere e senescenti, ridurre il numero delle casalinghe scippate del borsellino agli incroci delle strade. Né è da sperare che la politica si riformi da sé, visti i vantaggi che i politicanti ricavano dalla presente situazione.

12:Salvi e Villone sui controlli di merito,contabile e di legittimità sull’operato delle pubbliche a amministrazioni locali e centrali, società pubbliche a gestione privata e dirette da dirigenti di nomina partitica e lautamente pagati per fare gli interessi dei caporioni di partito, sono affidati ad agenzie il cui personale è pure di nomina politica. Se poi a qualche magistrato venisse in mente di vederci chiaro, si è provveduto a depenalizzare i reati connessi alla gestione pubblica(abuso d’ufficio, malversazione, corruzione,concussione), il che può significare soltanto fare le pentole e i coperchi.

ASTRONOMIA POLITICA

Se vogliamo comprendere qualcosa su quello che sta succedendo nel nostro paese, è inutile sfogliare i giornali, tutti al servizio di qualche generoso capitalista desideroso soltanto di educare il popolo e non, come vanno dicendo i malintenzionati, per far fruttare il suo capitale trafficando in influenze col potere politico che gestisce il pubblico denaro; o, peggio ancora, stravaccarsi dinanzi a uno schermo televisivo che mitraglia parole e immagini in tutte le direzioni e chiama questo imbonimento diurno e notturno servizio di informazione. Meglio darsi all’astronomia, disciplina antica ma che continua a godere del rispetto generale e che certo nessuno confonderebbe con l’astrologia la quale conserva l’abitudine di promettere più di quanto sa di poter mantenere, oggi apprezzata soltanto dalle signore annoiate.
Stando dunque agli studiosi della scienza astrale, una stella, dopo aver esaurito la scorta di idrogeno iniziale, specie di combustibile ideologico dal quale avrebbero inizio tutte le cose, collassa verso il centro per effetto della stessa forza gravitazionale della sua materia, incidente che, addensando le ultime riserve di ideali roventi in uno spazio ristretto, ne esalta il potenziale esplosivo. Il risultato sarà un’espansione della primitiva sfera centinaia di volte il volume normale, nel mentre il colore passa dal giallo, quello che più si confà a una stella nell’esercizio delle sue funzione di luminare del popolo, a un bel rosso vivo che, con le nuove gigantesche dimensioni, le fa meritare il nome di gigante rossa.
Tuttavia, sebbene l’esito faccia distinguere, per la gioia degli astronomi politici, la nostra amica dalle altre stelle, a causa della rarefazione estrema alla quale è giunto lo scoppiettante materiale ideologico degli inizi, essa non irradia più quella luce, combinata a un adeguato flusso di calore, che per l’addietro servivano a illuminare e scaldare i cervelli più pronti ad agitarsi e annunciare buone novelle; decadenza che ha finito per farla confondere con le altre stelle tutte disposte ad indirizzare le anime che svolazzano sui sentieri del mondo in cerca di giorni migliori. La responsabilità di tutto questo non va attribuita al fato o alla storia, venuta meno al suo dovere, che è quello di confermare le previsione di noti astronomi sociali dell’Ottocento, ma alla nota illusione ottica secondo la quale le cose, che da lontano sembrano possedere tutte le attrattive immaginabili, viste da vicino rivelano soltanto i difetti dovuti all’imperizia dei loro creatori. Perciò la nostra gigante rossa, col cervello appesantito dai materiali incombusti di tante battaglie e da quell’entusiasmo artificiale che un giorno non molto lontano faceva risuonare in tutte le nostre piazze slogan incendiari allo scopo di far sorgere il sol dell’avvenire a furia di passeggiate all’aria aperta, deve fare i conti con la cenere degli incendi che nel frattempo si è venuta a depositare sui pensieri dei suoi seguaci. Si cerca ancora di far sprizzare le ultime scintille da frasi che, ripetute ad ogni occasione, ormai si fanno notare per il loro effetto soporifero, preferendo perciò per farle arrivare alle orecchie della gente ai libri indigesti i megafoni che capitalisti di animo progressista e noti per il loro spirito caritatevole mettono a disposizione degli amici del popolo. Talché la stessa crescita del volume e l’amicizia disinteressata dei capitalisti ha consentito alla gigante rossa di penetrare in tutti gli interstizi della società, e quindi occupare le lucrose poltrone dei servizi pubblici, dei ministeri, delle società finanziarie ed editoriali, delle banche e dei sindacati, tutte ormai che brillano della nuova luce vespertina. La stessa consistenza impalpabile e nebulosa raggiunta della sua materia le consente poi di assumere le forme suggerite dalle occasioni del momento, e così l’oggi non sarà mai ritenuto responsabile di quello che è stato fatto ieri.
Tanto affaccendarsi attorno alle banche e alla finanza basta a far dire ai campioni del progresso che la fatidica “forza propulsiva” non è ancora venuta meno e d’altra parte, quando si guarda il mondo standosene seduti su una comoda poltrona ministeriale o finanziaria l’ultima cosa di cui preoccuparsi e quella che riguarda il proprio futuro, soprattutto quando le stelle predicono giorni funesti soltanto per i popoli, notoriamente formato da peccatori contro la storia e per di più all’oscuro su quello che succede nelle sfere celesti.
Ma l’evoluzione di questa nuova specie di stella, nell’Europa civile ben visibile soltanto dal nostro paese, non finisce qui.
A un certo punto la gigante rossa, dimenticati gli slogan battaglieri di una volta, collassa su se stessa e si trasforma in nana bianca che, nonostante la sua piccolezza, continua ad irradiare la slavata sua luce a uso del popolo dai lucrosi posti che le mette a disposizione l’altruistica finanza. E se si aspetta ancora un po’di anni, si potrebbe vedere anche la nana bianca spegnersi e diventare stella di neutroni, una massa senza più luce e calore in eterna rotazione su se stessa tenuta in vita dai vitalizi conquistati nei giorni migliori e da qualche straordinario guadagno extra ottenuto trafficando nel sottobosco della politica.

TALENT SCOUT E PROPAGANDISTI

Il corvo, appollaiato sull’alto ramo, col pezzo di formaggio ben stretto nel becco, si riteneva al sicuro dalle astute volpi, sempre alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, almeno così succedeva nel mondo antico di La Fontaine. Siamo tra animali per i quali il carattere conta molto. Invece storici più aggiornati danno altre versioni dell’accaduto, dove al carattere non si dà l’importanza che invece viene data alle tecniche di persuasione che appunto hanno lo scopo di ridurre la prese del carattere sulle decisioni. In questioni così importanti che riguardano il formaggio, una maggiore precisione nella descrizione dell’accaduto è altamente desiderabile e perciò è quanto ci accingiamo a fare.
Infatti, alcuni storici offrono precisazioni essenziali per una maggiore chiarezza degli eventi e non mancano di riportare la circostanza che si trattava di una volpe dal pelame azzurro, la quale si mise a ricordare al corvo, qualora per troppa modestia ignorasse i doni ricevuti dal cielo, la bella figura slanciata, il piumaggio di un nero scintillante, la voce suadente adatta ad incantare le folle in adorazione e per di più paganti. E se c’è un peccato al mondo, esso consiste nel non valorizzare il tesoro ricevuto dalla natura, di restarsene nascosto tra i rami del bosco, mentre il suo posto è al centro della scena, possibilmente in uno studio televisivo, dove le doti di incantatore, sotto il lampeggiare dei flash e con accompagnamento di esclamazioni delle ammiratrici, potrebbero risaltare in pieno. Per uno straordinario colpo di fortuna(la sua), uno scopritore di talenti ben relazionato si trova a passare da quelle parti, per nulla disturbato dall’odore del formaggio, pronto a prendersi a cuore il caso. Non deve nemmeno faticare per imparare la difficile arte di intrattenitore, perché oggi le giovani promesse possiedono un’intelligenza superiore e hanno succhiato col latte materno, e magari dormendo sino ad ora tarda, i segreti di tutte le arti. Non deve fare altro che dare prova delle sue doti, senza scomodarsi di andare in uno studio televisivo perché chi è disposto ad accordargli un’audizione è venuto a trovarlo a domicilio. E si sbrighi a mettere in mostra le sue eccezionali doti vocali prima che l’indignazione di fronte alla rara perla lasciata nell’oscurità del bosco, non impazientisca il critico di passaggio. Se non fosse per il suo sincero interesse verso l’arte e la valorizzazione dei giovani talenti, uno come lui se ne potrebbe stare in vacanza e non andare in giro tra rovi e sassi. Perciò non cessa di moltiplicare gli sforzi perché le persone meritevoli abbiano i giusti riconoscimenti nella vita e le fantasie represse non si sfoghino soltanto nei sogni privati, dove non penetra alcuna luce e gli unici applausi che si ricevono sono quelli che ciascuno dispensa a se stesso.
Alla fine, quando la vittima non resiste più a tenere il becco stretto e vuole offrire un saggio delle sue doti, confessa nello stesso tempo la sua dabbenaggine e l’ignoranza circa le cose del mondo.
Gli storici che fanno della volpe un talent scout dal pelo azzurro alla ricerca di giovani promesse da lanciare sulla scena televisiva sono contraddetti da altri che la dipingono come un propagandista dal rosso pelo che invece di vendere lusinghe alle persone incontrate per caso, indossate le divise solenni appropriate ai commessi del supermercato della storia, si sono dedicate al commercio all’ingrosso per la maggiore felicità delle masse. Talché la volpe dal rosso mantello invece di ricordare al corvo i doveri verso la sua reazionaria felicità personale l’avrebbe messo di fronte ai suoi obblighi nei confronti della rivoluzionaria felicità del genere umano, nessuno escluso.
E infatti come si può essere tanto egoisti, starsene a rosicchiare su un alto ramo il proprio pezzo di formaggio, di fronte alle sofferenze di tanta gente che patisce la fame? Una simile indifferenza non è soltanto prova di chiusura borghese, della borghese incapacità di relazionarsi con gli altri, perché è anche la dimostrazione lampante di incapacità a saper pensare o, che è la stessa cosa, di pensare con lo stomaco. Senza contare poi che l’indifferenza per la felicità delle masse è il segno più sicuro dell’appartenenza a una classe in declino, o addirittura votata alla sparizione in quanto ha esaurito la sua funzione storica, ma per fortuna c’è lui che, forte di una superiore scienza, può riportalo sulla retta via mettendo la sua personale sordidezza a carico della sua classe.
A questo punto, gli storici narrano come il corvo, nel tentativo di replicare al propagandista di passaggio, lasciasse cadere il pezzo di formaggio, afferrata al volo dalla volpe, che fu anche presto a sparire dalla vista.
In entrambe le versioni, l’errore del corvo fu quello di non dare il giusto peso al contesto e a tutte le altre circostanze di luogo, persona, tempo e simili, di lasciarsi incantare dalle parole, un errore in cui cadono le vittime dei venditori della felicità nel presente, e ancora di più facilmente gli ascoltatori dei venditori della felicità futura, questa universale di contro all’altra privata.
Se il talent scout promette miracoli di felicità personale, il propagandista fa lo stesso col mondo in blocco, e, dove la dimostrazione dovesse apparire debole, provvede a rinforzare le sue ragioni con l’uso di altoparlanti. Si tratta di ragionatori dalla voce grossa, esperti nell’arte di parlare a molti senza parlare a nessuno, produttori di eventi sulla pubblica piazza,che è come dire sotto gli occhi della storia.
Ma alla fine il propagandista, raddrizzatore di torti all’ingrosso in nome della scienza o della storia, e il talent scout, anticipatore di successi e felicità per i solitari corvi della campagna con un pezzo di formaggio in bocca, sono accomunati dalla convinzione che il vero toccasana di tutti i mali si trova nell’alleanza col finanziere divoratore di formaggio, il quale ha pure l’utile dote di starsene nascosto dietro le quinte, che è il posto preferito dai registi degli spettacoli che tanto attirano le masse.